DONATA PICCIOLI

Giovedì 13 aprile alle ore 18 .negli incantevoli spazi espositivi della Galleria romana Strati d’Arte, si apre la mostra In viaggio tra i mondi curata da Gina Ingrassia. Un’interessante selezione di opere, racconta il percorso artistico di Donata Piccioli accompagnando il visitatore in una vera e propria esperienza interiore, un affascinante viaggio tra i mondi – quello dell’artista in primis -, alla scoperta delle suggestioni che animano il suo universo, fatto di atmosfere oniriche, di simboli e archetipi, dove l’elemento acqua e il suo corrispondente femmineo giocano un ruolo di primo piano. I temi scelti sono attinti dalla mitologia, da un tessuto di antichi e potenti racconti, mentre le immagini sembrano fatte della stessa sostanza e materia dei sogni. Impalpabili e leggere, le sue figure fluttuano in una dimensione onirica, pescate da un immenso mare archetipico in cui è possibile immergersi e nuotare.

 

Il percorso espositivo è strutturato come esperienza per tappe, dice la curatrice Gina Ingrassia, e si snoda in un arco di tempo circolare, un’andata e un ritorno che si perpetuano ripetendosi ciclicamente. La dimensione onirica che caratterizza le prime tele ci richiama ad abbandonare la materia e la razionalità, ci invita a lasciarci andare e divenire fluidi come l’acqua, elemento primario nel quale calarsi per scendere nelle profondità di noi stessi, in quei luoghi dell’anima spesso ignorati. È solo l’inizio del viaggio che ci conduce nei territori del Mito dove sfilano in sequenza: Cloto che tesse la sua tela, un Ulisse centauro rivestito di scafandro e la sua sirena, una Leda alata che ha deciso di volare. I personaggi scompigliano le carte e cambiano le storie, propongono alternative possibili, nuove soluzioni, ipotesi di un altro finale che aprono infine a una nuova consapevolezza, la necessità di tornare a tessere un dialogo con la natura rappresentata anche dalle leggiadre fanciulle fiore, cariche di struggente poesia.

Chiude il percorso la serie di Sguardi, di sapore surrealista, che rappresentano il recupero della nostra identità umana, esseri spirituali calati nella materia per farne esperienza. È l’approdo finale, il porto verso il quale si torna, il recupero della dimensione sensoriale, terrena, arricchita dalla capacità di un nuovo sguardo sul mondo, cosciente e rinnovato.

Un’occasione, questo viaggio tra i mondi, per ricontattare parti di noi stessi dimenticate o tenute sepolte in un angolo della nostra esistenza.

Ciascuno di noi troverà un personale tesoro, proverà attrazione o resistenza verso alcune figure, forme o colori, poiché sono immagini potenti che smuovono, scardinano certezze, agiscono in profondità operando su livelli di percezione e fruizione diversi in relazione al personalissimo vissuto. Il miracolo perpetuo dell’arte che vivifica, trasforma e guarisce

Donata Piccioli usa e padroneggia sapientemente il mezzo digitale che nelle sue abili e attente mani, e sostenuto dalla fantasia e dalla creatività in movimento, diventa strumento magico a uso e consumo di bellezza. Le opere, poi trasferite su tela, si impreziosiscono con il montaggio di cornici artigianali minuziosamente lavorate con inserti di materiali di varia natura, spesso di recupero cui viene donata una nuova vita. Niente è perfetto, dice l’artista Donata Piccioli, non è nello stato delle cose. Anzi l’imperfezione disegna l’originalità, abbatte i canoni e risveglia i gusti. Troverete tutte cornici imperfette intorno ai miei quadri, sono di recupero, trovate o regalate, ognuna con la sua personalità, ognuna come entità a sé che vibra in assonanza con un disegno. Io poi ci metto del mio affinché si intoni nello spirito e fattezze a ciò che deve custodire in sé.

I passe-partout divengono abiti che vestono i racconti, dotando le opere prodotte, ciascuna in ventuno esemplari, di un’identità esclusiva e speciale, tramutandole a tutti gli effetti in un pezzo unico. Sono realizzati utilizzando carta, stoffe e tessuti, spesso nobili e preziosi, arricchiti talvolta da cordoni, passamanerie e inserti di legno, vetro e metallo, il cui valore aggiunto è spesso portato  dalla manualità e dall’intervento  artigiano.

Ventuno pezzi in tutto per ciascuna di esse.

Ventuno possibilità di essere, ma infinite possibili storie da raccontare.