PAOLO CAMPAGNOLO

RAY OF LIGHT

5 MAGGIO - 30 GIUGNO

In questa serie di opere che fanno parte della mostra “Ray of light” presentate in galleria, la novità di Paolo Campagnolo sta nell’ideologia artistica e nell’anticipazione che prende atto dell’antropocentrismo gestuale dell’opera e si situa in un orizzonte in cui le certezze vengono erose e sconvolte per poi essere pian piano ricomposte creando splendidi Arazzi di varie dimensioni.

L’occhio alla scienza, come alla natura introspettiva di Paolo Campagnolo è un moto continuo di trasformazione della realtà estrema. Un’organizzazione spaziale, geometrica, matematica, scientifica che arriva alla purezza nitida della materia pittorica. L’ideologia nella scomposizione dell’opera appare all’occhio attento attraverso suggestioni spaziali quali raggi luminosi e vibrazioni dei pigmenti che compongono l’opera, tracce cromatiche, indeterminate e non, create da agenti corrosivi come lampi di coscienza liquidi.

La sua ricerca viene su ispirazione dell’Expanded Painting, è il risultato di un intenso lavoro e un’evoluzione naturale in direzione dell’essenziale. Come nell’arte giapponese dove tutto è ricerca di quella leggerezza, tra i piccoli ritagli di tela. Possiamo leggere la sua ipotesi pittorica che inizia dal figurativo per approdare fino all’astratto per raggiungere oltra la quinta dimensione, nel silenzio in dialogo con la natura e la sola luce colorata. L’opera è una ricerca continua del principio unitario di base universale del “pensare pittura”.

Le opere in mostra giocano su vari livelli di lettura, fuori dal tempo e dallo spazio: abbiamo quelle che lo spettatore può ammirare da una certa distanza che permettono di cogliere l’effetto ritmico musicale della cromaticità, della luce, come del segno complessivo; e quelle da ammirare a distanza ravvicinate che consentono una fruizione più intima, con visioni singole come micro-frammenti di racconti. Cosi che lo spettatore ogni volta può incontrare un luogo diverso e una lettura intima personale. Tutti gli elementi nel loro insieme della mostra formano una articolata opera unitaria, come un racconto di un viaggio compiuto in vari mondi. I mondi di Paolo Campagnolo raccontano prima delle sue opere scomposte, che conosce, apprezza e in seguito ricompone attentamente. Rappresentano l’essere umano nella sua vita, con piccoli pezzi di tela ritagliati e riutilizzati come per ricucire l’anima della tela stessa e per completarla. La tela a sua volta si riempie di nuovo ma con tracce di luce, create dal colore in modo gestuale per contenere il tempo. Questa luce è quella nuova energia che ci permette di vedere quell’oltre nell’immaginario. L’attualizzazione dell’artista nel mondo di oggi dove tutto viene scomposto, sta nel ricostruire attentamente quell’attenzione.

Lo spazio dell’opera stessa diventa tridimensionale e caratterizzato dal punto di vista prescelto dall’osservatore come prima descritto. Ugualmente diventano tridimensionali i colori che in esso appaiono. Tutto diventa unico nella concretezza nell’esistenza. L’immagine di spazio che percepiamo agli occhi si identifica con l’immagine spazio della nostra mente. Le opere di Campagnolo infatti portano alla riflessione intellettuale sul dato percepito, prima del vedere mentale: come luoghi di viaggi, sensazioni, idee; e poi con gli occhi, -come raccontava Argan- nella creazione della pura forma dell’opera. La gestualità prende atto del destino creando opere piene di energia, seguendo un immaginario redatto dal sentimento dell’attimo, con una coloritura tutta nuova e diversa. Il colore è ripetuto, ma mai con sequenze uguali: si passa dall’oro, all’argento fino ai colori tenui, per dar forme legate più alla spiritualità dell’artista stesso. La forma dei piccoli ritagli di tela scelta per la mostra è quella rettangolare verticale e l’effettuo continuo della composizione è molto naturale, come dei piccoli fossili archeologici in una dimensione lirica, si muovono e non, in sequenza, privilegiando lo spirito concettuale articolato e minimalista dell’operazione pittorica. Tutto il lavoro di Paolo Campagnolo esprime la dimensione concettuale della sua pittura. Con questi aspetti, affioramenti pittorici, residui e materia e queste sonorità da parte di Campagnolo, che spesso lavora tono su tono, insegue le tante sfumature e gradazioni possibili in modo naturale, ci ritroviamo significati e tensioni mistiche come impronte e frammenti dell’anima che alludono ad un ricordo, un passaggio di esistenza in presenza assenza. Nel suo racconto, ci crea uno spazio immaginario in piena libertà e ci lascia riflettere sull’interpretazione oltre l’opera stessa.